Nel nome c’è la sua storia. Secondo alcuni studiosi deriverebbe:
da TRAMES via di mezzo o scorciatoia, perché collegava la Valle del Diano all’antica città di Grumento;
OPPURE
secondo lo storico Racioppi, DA TERRA MOTOLA, cioè terra che si muove.
Che la nostra terra fosse in “movimento” lo intuirono prima i monaci basiliani e poi i Padri (secondo alcuni anche padroni) di questo feudo che furono i BENEDETTINI.
I BENEDETTINI intuirono subito che questa piccola striscia di terra, posta tra i grandi feudi di Grumento Nova (che si estendeva fino alla località di Santa palomba, curva sopra il cimitero e nome tipico della cultura ortodossa) e Marsico Nuovo che arrivava invece fino al Convento Francescano.
Entrambi gli ordini religiosi intuirono subito che la sua posizione non era strategica (non dominava…), ma che il suo unicum, la sua forza doveva essere l’OPEROSITA’ e LA LABORSIOSITA’. Così, oltre alla coltivazione dei cereali, vigneti, oliveti, castagneti, insegnarono anche la coltivazione delle piante di lino e del baco da seta. Attività rare, ma che permisero agli abitanti del borgo di non rimanere chiusi in se stessi, ma di aprirsi ad altre realtà. Soprattutto nel napoletano: tanto da influenzare persino il dialetto e per i paesi vicini Tramutola era “Napulicchi’”.
L’abbondanza di acqua portò alla costruzione di ben 6 mulini e di tintiere (vasche dove si tingevano i tessuti). Oggi sono visibili 3 mulini e una tintiera. Due di questi mulini sono alimentati dal fiume Caolo e Bussentino (n’gap l’acqua).
LE DONNE
Tante attività agricole ed artigianali videro coinvolte soprattutto le donne. Da vere protagoniste del benessere economico, le nostre antenate non disdegnarono alcun tipo di lavoro, anche se prettamente maschili. Sarte che cucivano per gli uomini, o donne manovali, altre impegnate nella produzione di formaggi (i nostri formaggi erano apprezzati persino alla Corte dei Borboni). La libertà economica e la responsabilità per il bene familiare e comunitario la differenzia dai canoni comuni dell’epoca. La loro bellezza era l’indipendenza economica e la libertà.
L’ABITATO
Il benessere economico fece si che il piccolo borgo si ingrandisse e a poco a poco accanto a palazzi di notevole interesse artistico e architettonico, si edificassero case per artigiani e contadini collegate tra loro da archi o “spuort”, per recuperare spazio che era davvero poco. Ancora oggi è possibile visitare piazzette e giardini interni dove avveniva la battitura del lino.
L’ACQUA E IL PETROLIO
Gli anni ’30 sono stati particolarmente importanti per la nostra economia perché due colossi come l’Agip e l’Enel promossero qui la loro attività. In località Caranna, dove dagli anni 70 godiamo di una piscina immersa nel verde, veramente bella e funzionale, è possibile ancora oggi ammirare una centrale idroelettrica e un piccolo zampillo di oro nero. La presenza del petrolio portò l’Agip a costruire un vero e proprio villaggio per tutti gli operai provenienti da tante regioni, per l’estrazione petrolifera. Per la presenza del petrolio Tramutola e la Valle dell’Agri furono definite “Texas D’Europa”.
I MULINI
La presenza dei Mulini rappresenta l’operosità dei nostri antenati. Oggi ne sono visibili 3, e quello che più ci rappresenta è quello di n’gap l’acqua, o sotto la Torre, o sotto l’acqua. Alimentato dal fiume Bussentino, ha caratterizzato la storia tra l’Abate feudatario e i tramutolesi, che tanto hanno lottato per poter fruire liberamente e dell’acqua e della macina del grano senza pagare alcun dazio. È un po’ il simbolo della nostra libertà, ed anche dell’incontro tra fidanzati che liberamente potevano incontrarsi, quando non c’era l’acqua potabile nelle case. Questa piazzetta è stata ben rappresentata al cinema di Rocco Papaleo in “Basilicata coast to coast”, invece in televisione due volte a Geo e Geo, linea verde, il settimanale e il Tg3.