CHIESA MADRE

I misteri del Rosario rappresentano il filo rosso che lega la Chiesa Madre alla Chiesa del Rosario. Nel 2003, 150° anniversario del miracolo della Madonna sulla natura, si pensò di rappresentare sull’abside (altare) il miracolo (la siccità, la richiesta di una processione penitenziale, la figura di Maria com’era nel 1853, la pioggia con il raccolto, la barca di rose). Invece per chi entra le vetrate a sinistra rappresentano i misteri della luce: il Battesimo, le nozze di Cana, l’annuncio del Regno, la Trasfigurazione, l’Eucarestia). A destra invece abbiamo in modo speculare: Sa. Paolo, la Parola e la Spada, n’gap l’acqua cara a tutti i tramutolesi vicini e lontani (la fiamma rappresenta la nostalgia degli emigrati), i simboli di San Benedetto, di San Pietro e l’Agnello che è Gesu’. Sempre in Chiesa Madre si ammirano vetrate dedicate allo Spirito santo, e ai simboli dei santi venerati.

LE TRASFORMAZIONI DELLA CHIESA NEL CORSO DEI SECOLI
Con lo scorrere inesorabile della clessidra del tempo, la Chiesa Madre Arcipretale della Santissima Trinità ha subìto continui e notevoli rimaneggiamenti e trasformazioni, anche a causa dei frequenti terremoti.
Non abbiamo notizie precise di interventi sulla struttura della Chiesa sino al 1496, quando l’Arciprete, Antonio De Luca, e il Vicario, Andrea Cestaro, fecero eseguire alcuni lavori di ristrutturazione, come attestava l’iscrizione che si poteva leggere, sino a qualche tempo fa, sulla cornice dello stemma litico infisso sul portale dell’ingresso principale della Chiesa: “A.D. M.IV.D. ANT. DE LUCA ARCHIPRESB. I.D. – ANDREAS CESTARUS V.”, ossia: “ANNO DOMINI 1496 ANTONIUS DE LUCA ARCHIPRESBITER IURIS DOCTOR ANDREAS CESTARUS VICARIUS”.
Si ha notizia certa che nel 1505 la Chiesa, costituita in Collegiata (al servizio della Santissima Trinità era addetto un numero abbastanza elevato di sacerdoti, diaconi, suddiaconi e chierici, sia per la cura d’anime che per la gestione del consistente patrimonio), venne nuovamente restaurata ed abbellita con decorazioni e fu aggiunto il portale in pietra che tuttora esiste, sebbene manchi qualcosa nella trabeazione, propriamente nell’architrave. Sempre nel corso del ‘500, il Tempio si arricchì di Altari e venne ampliato con la costruzione di ricche Cappelle laterali sul lato destro, nel seguente ordine, a partire dall’ingresso: Cappella di Sant’Antonio da Padova (1589); Cappella di Tutti i Santi, costruita nel 1531 attaccata all’antico campanile, abbattuto nel 1624, in quanto pericolante, e ricostruito soltanto negli anni Sessanta del Novecento; infine, la Cappella del Santissimo Sacramento, costruita dall’Università di Tramutola nel 1525 (quest’ultima, era la Cappella dotata del patrimonio più cospicuo, giacché ad essa era allegata una ricchissima Confraternita, più tardi trasferitasi presso la Cappella di San Giovanni Battista). Sul lato sinistro, addossata al muro perimetrale del corpo principale, nel 1532 venne costruita la Cappella di Santa Maria del Carmine e, più avanti, la Cappella della Natività della Beata Vergine Maria, andata in rovina a seguito di successivi lavori di ampliamento della Chiesa e ricostruita nel 1621 con il Titolo di San Benedetto, di ius patronato – il diritto di patronato era trasmissibile per eredità o per lascito – della Famiglia Panella.
Occorre, infatti, considerare che, sin dall’alto Medioevo, si era soliti consentire ai nobili di elevare Altari e Cappelle all’interno delle Chiese. Le motivazioni erano di ordine religioso, certo, ma anche pratiche e materiali, in quanto tale consuetudine comportava la possibilità di legare alla Cappella o all’Altare beni mobili ed immobili esenti dal fisco e che, al tempo stesso, costituivano un cespite di entrata per il patrono; ma anche i cosiddetti “legati pii”, ossia lasciti testamentari di beni che le famiglie più in vista del paese lasciavano in eredità alla Chiesa per la salvezza delle loro anime e di quelle degli antenati.
Ma la costruzione di Cappelle ed Altari all’interno della Chiesa cominciò a determinare un certo disordine nella dislocazione degli stessi e a creare problemi di funzionalità, ragion per cui, nel 1592 – come risulta da una relazione di Visita Pastorale -, venne data una nuova sistemazione e si ampliò il coro (da una relazione del 1723 si desume che il coro era collocato davanti all’Altare Maggiore).
Nonostante gli ampliamenti, alla fine del XVI secolo la Chiesa risultava ancora insufficiente per le necessità della popolazione Tramutolese, che nel 1595 superava le 4000 anime. Pertanto, il Popolo premeva sull’Abate affinché autorizzasse la costruzione di una nuova Chiesa Parrocchiale nel centro del paese, anche per i disagi che i fedeli erano costretti ad affrontare per recarsi in Chiesa nei mesi invernali e, soprattutto, per andare incontro alle esigenze degli anziani e dei bambini per la lontananza del luogo di culto dall’abitato. Ma l’Abate ignorò le richieste del Popolo, in quanto i Monaci avrebbero potuto esercitare molto più facilmente il controllo sui Tramutolesi e sugli stessi sacerdoti, continuando ad accentrare nel medesimo luogo il potere religioso e civile. Un intervento della Santa Sede, alla fine, costrinse l’Ordinario Cavense ad autorizzare la costruzione di una nuova Chiesa Parrocchiale in centro ma, per problemi di natura economica, non se ne fece più nulla. Fu così che si decise di ampliare e ristrutturare l’antica Chiesa della Santissima Trinità, adeguandola ai dettami del Concilio di Trento in materia di architettura sacra e trasformandola radicalmente: la Chiesa venne, infatti, allungata in avanti e si costruirono le due navate laterali. Tali lavori vennero eseguiti negli anni 1628-30. Come si rileva dai resoconti delle Visite Pastorali, in particolare da una relazione redatta nel 1723, in questo periodo la Chiesa era estremamente ricca di statue, di quadri e di pregevoli e preziosi arredi sacri, che ben testimoniavano l’antica e gloriosa storia di questo Tempio.
Nel 1731-32 si apportarono altri restauri, questa volta conseguenti ai danni del terremoto del 1729, che la rovinò talmente che occorsero tre giorni per rimuovere i calcinacci: grazie a questo intervento, ben riuscito, la Chiesa venne ornata di stucchi e di pitture, si costruì il coro e fu rinnovato l’organo.
Nella prima metà del XIX secolo, a causa delle leggi eversive della feudalità, buona parte dei considerevoli benefici legati alla nostra Chiesa Matrice – attorno alla quale ruotava tutto l’universo sociale ed economico del paese –  vennero incamerati dallo Stato, il numero dei preti si assottigliò e scemò anche la rendita, abbastanza consistente, di cui era dotata la nostra Parrocchia, come si evince dalle rivele del Catasto Onciario: a causa di ciò, il Tempio versava in una situazione di decadenza e la sua rendita non era sufficiente neanche per mantenere il sagrestano o inserviente laico. Allora si attivò l’Abate di Cava – che era ancora il Diocesano della Parrocchia della Santissima Trinità di Tramutola! -, il quale riuscì a far eseguire dei restauri e provvide, inoltre, alla situazione economica mediante la congrua, sanando i debiti del clero locale.
A seguito degli eventi miracolosi del Maggio 1853, per concessione della Santa Sede la Chiesa della Santissima Trinità venne elevata al rango di Chiesa Ricettizia, dotata di quattro benefici maggiori e undici minori; i suoi canonici, inoltre, furono autorizzati a fregiarsi delle mozzette ed altre insegne di colore violaceo.
La Chiesa subì ulteriori e notevoli restauri dopo il terribile terremoto del 1857, allorché venne ricostruito il coro nella forma attuale e vi si collocò il pregevole coro ligneo del Seicento, prelevato dall’ex Convento dei Minori Osservanti di San Francesco, tuttora presente.
Altri restauri furono eseguiti nel 1892: si rifece il soffitto della navata centrale ed anche quello delle navate laterali e furono aggiunti i cappelloni al lato destro di chi entra.
In occasione delle celebrazioni centenarie dei prodigi che la Vergine Santissima operò in Tramutola, nel 1953, si eseguirono altri restauri sia al coro che al tetto; fu costruita una maestosa nicchia – terminante con una graziosa cupola parabolica, alla sommità della quale svetta una Croce dorata, vegliata ai quattro angoli da graziosi Angeli oranti in pregevole fattura bronzea – che si eleva al di sopra dell’Altare Maggiore, per intronizzarvi la venerata Effigie della Madonna dei Miracoli; e si costruì, a fianco della Chiesa, un edificio che sarebbe servito da Casa Canonica. Prima di questi interventi di restauro, si conserva memoria dell’esistenza di un grande quadro su tela raffigurante la Santissima Trinità, con il Padre e il Figlio che incoronano Maria Vergine, posto in mezzo a loro e circondata da Serafini; in basso a destra vi erano le figure di San Pietro e di Sant’Alferio; a sinistra quelle di San Benedetto e di Santa Scolastica: l’opera è, purtroppo, andata perduta.
Finalmente, negli anni Sessanta fu costruito l’attuale campanile, a parallelepipedo, innestato sulla fiancata destra della Chiesa, con cella campanaria a pianta ottagonale aperta da otto monofore e cornicione aggettante modanato: lo si dotò di un armonioso concerto costituito da cinque campane, la più grande delle quali, del peso di ben 19 quintali – realizzata attraverso la fusione delle antiche campane della Torre campanaria dell’adiacente Chiesa del Santissimo Rosario –, venne fregiata con un bassorilievo della Madonna dei Miracoli e a Lei dedicata.
A seguito del terremoto del 1980, il Tempio riportò dei danni al soffitto e venne chiuso al culto per oltre un decennio: vennero eseguiti lavori di consolidamento alle pareti e al soffitto e, in questa occasione, il Provveditorato alle Opere Pubbliche optò per la sostituzione dell’antico soffitto ad incannucciata – tipico delle chiese meridionali – della navata centrale della Chiesa che, sino ad allora, era arcuato nel punto di attacco al muro, in raccordo con la volta dell’abside – soluzione che, oltre a conferire armonia stilistica e ad alleggerire la pesantezza della struttura, determinava anche una perfetta acustica, oggi parzialmente compromessa -, con l’attuale soffitto interamente rettilineo. In questa stessa occasione, la Chiesa venne arricchita da pregevoli pitture del Maestro Aurelio Fabbricatore da Nocera Superiore, che la rendono bella e decorosa.
La Chiesa venne ufficialmente riaperta al culto con una solenne e partecipatissima cerimonia di inaugurazione, tenutasi Domenica 23 Ottobre 1993. Nel corso del Sacro Rito, l’Arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, S.E. Rev.ma Mons. Ennio Appignanesi, provvide alla consacrazione del nuovo Altare in marmo, posto davanti all’antico Altare Tridentino – in pietra di Padula finemente intagliato ed intarsiato -, al centro del quale si trova la custodia eucaristica – dotata di una preziosa porticina d’argento, sulla quale è incisa la scena della Cena di Emmaus -, nonché alla benedizione del nuovo Ambone, anch’esso in marmo: integrazioni dell’area presbiteriale dettate dall’adeguamento liturgico conseguente al Concilio Vaticano II.    

L’ATTUALE CONFORMAZIONE DELLA CHIESA

La Chiesa Madre Arcipretale della Santissima Trinità, come oggi la osserviamo nelle sue caratteristiche strutturali ed architettoniche, è un edificio in muratura portante continua, realizzato in pietrame locale, intonacato e tinteggiato sia internamente che esternamente.
Presenta uno schema planimetrico a croce latina, con una navata centrale – più alta e più larga -, due laterali, l’abside e due campate laterali.
La copertura – realizzata con tegole a coppi in cotto – è costituita da un tetto a due falde sulla navata centrale, a falda unica sulle due navate e campate laterali, e a padiglione sull’area absidale.
La Chiesa si presenta all’esterno con una facciata in stile neo-classico, dotata di un portale centrale architravato, sormontato da una lunetta, al centro della quale campeggia lo stemma litico dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni; e due portali minori lapidei laterali, corrispondenti all’ingresso delle due navi minori. Il basamento sostiene una doppia coppia di lesene con capitelli di tipo ionico collegati da un cornicione a modanatura incavata. Sopra il cornicione, a sottolineare il secondo livello della facciata, si sviluppano altre due coppie di lesene con capitelli corinzi. Il diverso ordine dei capitelli del secondo livello fa supporre che tali elementi siano stati rifatti in sede di restauro negli anni 1731-32, a seguito del rovinoso terremoto del 1729. Al centro si apre un finestrone a volta, che nel 2003, in occasione del 150esimo Anniversario degli eventi prodigiosi del 1853, fu dotato di un’artistica vetrata raffigurante un suggestivo mezzo busto di Maria Santissima dei Miracoli e, alla base, lo stemma araldico del Miracolo e lo stemma episcopale dell’allora Vescovo di Potenza-Muro Lucano- Marsico Nuovo, sua Ecc. Rev.ma Mons. Agostino Superbo, che presiedette alle solenni celebrazioni di quell’anno centenario di giubilo per la nostra Comunità.
L’ultimo cornicione sostiene il frontone, che ha al centro un fregio triangolare. Varcando il possente portone ligneo centrale, sul tamburo d’ingresso della Chiesa è presente una cantoria in legno, che ospita un settecentesco organo a canne, bisognoso di restauro. L’interno è in stile tardo-rinascimentale e, come detto, presenta un impianto a tre navate, con pavimentazione realizzata in marmi lucidati.
Cinque archi a tutto sesto, sostenuti da possenti colonne in muratura, s’inseguono su ciascuno dei due lati della nave centrale, conferendo al Tempio un senso di maestosa grandezza. Un cornicione, che corre al di sopra degli archi, delimita in alto l’aula centrale in due ordini: in quello superiore si alternano finestre e spazi occupati da dipinti di Santi – 10 per ciascuno dei due lati -, realizzati su commissione di fedeli devoti Tramutolesi.  Sulle due lunette angolari dell’arco frontale che delimita l’area absidale è dipinta l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria.
Anche tutte le 10 finestre della navata centrale (le due più vicine all’abside sono, in realtà, murate), nel 2003, furono dotate di artistiche vetrate policrome, raffiguranti, sul lato sinistro per chi entra, i nuovi cinque Misteri della Luce del Santo Rosario – introdotti, proprio l’anno precedente, da San Giovanni Paolo II -, quasi a voler creare una sorta di continuità ideale con i tradizionali quindici Misteri dipinti sulla maestosa pala d’Altare della Chiesa del Rosario: il Battesimo di Gesù al Giordanole Nozze di Canala Proclamazione del Regno di Diola Trasfigurazionel’Istituzione dell’Eucarestia. Sulle vetrate del lato desto, invece, sono rappresentati: la spada e l’Epistola, emblema dell’Apostolo delle Genti; il cuore stesso di Tramutola, Largo Fontana, con il suo antico lavatoio municipale in pietra ed un fuoco che arde, simbolo del focolare domestico; l’Europa, l’Abbazia di Montecassino e il motto benedettino dell’ “Ora et Labora”, a ricordo delle origini della nostra Comunità; la Tiara pontificia e le chiavi decussate, simbolo del Principe degli Apostoli; l’Agnello Pasquale con il Libro e i Sette Sigilli dell’Apocalisse.
Il soffitto della navata centrale è decorato con stucchi che, nel gioco prospettico dell’alternanza delle loro geometrie rettangolari e quadrangolari, imitano le decorazioni di un soffitto a cassettoni, impreziosito da tre maestosi dipinti – opera del maestro Aurelio Fabbricatore -, dai colori tenui e luminosi, esaltati da cornici geometricamente irregolari: al centro campeggia, di maggiori dimensioni, “La Gloria di Maria Vergine, Regina degli Angeli e dei Santi”; i due dipinti più piccoli raffigurano, invece, una scena di Angeli che adorano il “Chrismon” “L’Esaltazione in Cielo della Santa Croce”. Sono, inoltre, presenti quattro medaglioni dipinti, disposti a forma di croce, raffiguranti il “Monogramma di Maria”, ornato da una rosa, sormontato da un diadema regale e circondato da 12 stelle; “La corona del Santo Rosario”; e due simbologie tratte dai Titoli che le Litanie Lauretane attribuiscono alla Madonna, la “Stella matutina” ela “Turris eburnea” “Turris Davidica”. Nel cornicione che poggia sui pilastri e che corre per tutto il perimetro del Tempio, a lettere cubitali dorate è incisa la seguente iscrizione: “LA TUA FIAMMA O MARIA E LA STELLA DEL BAMBINO SIANO GUIDA NEL CAMMINO DI TRAMUTOLA FEDELE”, che ben esprime la consacrazione del cuore di ciascun Tramutolese alla sua Celeste Regina e Patrona, la Madonna dei Miracoli.
Il presbiterio, un tempo delimitato dai preziosi marmi della balaustra, ospita la Mensa e l’Ambone, entrambi realizzati in marmo, aggiunti in occasione degli ultimi interventi di restauro, prima della definitiva riapertura al culto nel 1994.
Nell`abside si erge l’imponente Altare maggiore pre conciliare, sormontato dalla nicchia marmorea che fa da trono alla prodigiosa Effigie, di fattura settecentesca, della Madonna dei Miracoli. Sulla volta del catino absidale – nella quale si aprono cinque finestre, anch’esse impreziosite, nel 2003, da policrome vetrate artistiche, quattro delle quali narrano i momenti salienti del “Miracolo del 17 Maggio 1853”, ed una raffigura, invece, la “Madonna nella Barca” – è pregevolmente dipinta “La Gloria della Santissima Trinità”, esaltata da schiere in festa, danzanti e musicanti, dell’esercito celeste, alla presenza dei quattro Evangelisti.
L’area absidale che si apre al di là dell’Altare Maggiore, ospita un prezioso coro ligneo del Seicento, proveniente da uno scomparso Convento di Frati Cappuccini e qui collocato negli anni del restauro successivo al sisma del 1857, che avrebbe bisogno di urgenti restauri. Al di sopra del coro, intermezzati dalle lesene di finte colonne, si alternano cinque grandi dipinti rettangolari, anch’essi realizzati su commissione di fedeli devoti e raffiguranti, partendo nell’ordine da sinistra: “Il Beato Abate Marino alla corte del Re Guglielmo in Palermo”, allorché l’Abate dovette umiliarsi per ottenere la conferma dei vari attestati di possesso dei Feudi che la Badia di Cava deteneva, tra i quali Tramutola; “La Gloria di San Benedetto”, circondato da Angeli in festa, alla presenza di San Giovanni Battista e dello stemma araldico dell’Ordo Cavensis; “Il mirabile connubio benedettino tra la spiritualità e la laboriosità del Popolo Tramutolese”, raffigurato attraverso un’affollata scena di vita rurale all’ombra del Monastero, con sullo sfondo la Chiesa Matrice e quella del Santo Rosario, e Monticello; “I Migranti Tramutolesi d’ogni tempo che invocano la protezione della Madonna e del Bambino”; “Il conferimento delle Chiavi del Regno e del Primato a San Pietro”, che richiama implicitamente anche la fondazione di Tramutola intorno alla primitiva Chiesetta di San Pietro.
Nella campata laterale di sinistra si erge un Altare marmoreo, sormontato da una nicchia ornata da quattro imponenti colonne in stucco, che ospitava l’Effigie della Madonna dei Miracoli, prima che venisse eretto il Trono in suo onore; attualmente, vi è custodita un’Effigie lignea del Sacro Cuore di Gesù, il cui culto è legato alla secolare opera educativa e di evangelizzazione condotta nella nostra Comunità dalla Congregazione delle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore.  Da una porta alla sinistra di questo Altare si accede ai locali della Sagrestia.
La navata laterale di sinistra ospita una sola Cappella – un tempo, probabilmente, dotata di un accesso diretto all’adiacente chiosco del Monastero – in cui si venera un’Effigie lignea di San Giuseppe e nella quale, solitamente, viene allestito il Presepe nel periodo natalizio. Lungo le pareti di questa navata è possibile ammirare una lapide marmorea, datata Agosto 1771, sulla quale è inciso un lascito testamentario in favore della nostra Chiesa; inoltre, da qualche anno, all’indomani del suo restauro, vi è stato collocato un grande e prezioso quadro ad olio settecentesco, proveniente dall’antico sacellum di Santa Luciaal centro dell’opera è raffigurata la Madonna del Rosario e il Bambino benedicente, con San Domenico di Guzmàn sulla sinistra e Santa Caterina da Siena sulla destra, oranti ai suoi piedi, ed un Angelo che offre dei gigli alla Vergine; in secondo piano, invece, si scorgono Santa Lucia, sulla sinistra – che porge alla Madonna il piattino su cui sono adagiati i suoi occhi – e Santa Apollonia, sulla destra, con in mano la tenaglia con la quale le vennero estirpati i denti.
Lungo la navata laterale di destra si aprono tre Cappelle. La prima (per chi entra) di queste Cappelle laterali funge da Battistero, ed ospita il pregevole Fonte Battesimale in pietra scura, di stile tardo romanico, probabilmente l’opera d’arte più antica che la nostra Chiesa ha conservato; in questa stessa Cappella è esposta alla venerazione dei fedeli una graziosa Effigie di San Benedetto, di cui la nostra Parrocchia si è dotata da qualche anno, proprio nell’intento di rinsaldare l’antico legame con le origini benedettine della nostra Comunità e collocata proprio qui, nel Battistero, a sottolineare e ribadire il suo antico ruolo di “padre nella Fede” di ogni nuovo Tramutolese che faccia il suo ingresso nella nostra Comunità Cristiana. La festa del Santo, antico e primo Patrono di Tramutola, viene celebrata la Domenica successiva all’11 Luglio, allorché la sua Effigie viene portata in processione per le vie del paese su di un caratteristico carro trainato da una coppia di buoi.
La seconda Cappella ospita il confessionale, ed è impreziosita da due tele tardo settecentesche: una raffigura “La Madonna del Carmelo tra le anime purganti”; l’altra, invece, “Santa Rosa da Lima”. In realtà, le due tele facevano parte di un trittico, completato da una “Annunciazione” di pregevolissima fattura, purtroppo furtivamente sottratta alla fine degli Anni Novanta del secolo scorso.
Continuando a percorrere questa navata, si incontra la Cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova, sormontata da una piccola cupola: in essa si erge l’Altare, in marmo policromo, al di sopra del quale si apre la nicchia che ospita l’imponente e maestosa Effigie lignea del Santo dei Miracoli, risalente al XVIII secolo. La Festa religiosa e civile del Santo, Protettore della nostra Comunità e al quale i Tramutolesi sono molto legati, viene celebrata ogni anno, il Sabato e la Domenica successivi al 13 Giugno.
Infine, in corrispondenza della campata laterale destra, si trova la Cappella del Santissimo Sacramento: anch’essa ospita un antico Altare marmoreo pre conciliare, finemente intagliato ed intarsiato, al centro del quale si erge il Tabernacolo – all’interno del quale è attualmente custodito il Santissimo Sacramento, in sostituzione dell’originaria custodia eucaristica incastonata al centro dell’Altare Maggiore -, a forma di tempietto con cupola, chiuso da una pregevole porta dorata, sulla quale è finemente incisa la rappresentazione dell’Ultima Cena. Al di sopra dell’Altare, è collocato un imponente Crocifisso ottocentesco, di scuola romantica, che raffigura il Cristo non ancora morto, ma nell’atto in cui sta per consegnare lo Spirito, implorando il perdono dal Padre per i suoi carnefici e per l’intera umanità peccatrice.
Sulla parete destra di questa Cappella, posta su di un Altare rivestito con i marmi policromi della vecchia balaustra che delimitava l’area presbiteriale, l’attenzione del visitatore è immediatamente catturata dall’opera d’arte di maggior pregio e rilievo custodita nella nostra Chiesa Madre: lo splendido “Polittico della Deposizione”, commissionato dall’Università di Tramutola per la Cappella del Santissimo Sacramento, che era di ius patronato della stessa Università. Il Polittico (olio su tavola, cm 190 x 163), datato 1569, costituisce, sino ad oggi, la più antica opera attribuita al pittore potentino Antonio Stabile, uno dei più illustri Maestri della Scuola Napoletana. L’opera ha subìto nel tempo numerosi rimaneggiamenti, come attestano le differenti cornici dell’ordine superiore. Oggi si presenta privo della predella e dei due elementi angolari superiori, raffiguranti l’Arcangelo Gabriele e la Madonna Annunziata, questi ultimi trafugati negli anni ’70 del Novecento. La predella presentava, alle due estremità, due Angeli, poi da una parte San Pietro, Sant’Antonio da Padova e Santa Caterina da Siena; dall’altra, San Paolo, San Francesco d’Assisi e Santa Lucia; nel mezzo si elevava un ciborio di forma piramidale in legno dorato, ornato di vari ordini di cornici e di colonnine. Attualmente, il Polittico presenta una struttura lignea esapartita, intagliata e indorata, divisa in due ordini: in quello superiore vi è rappresentata la Santissima Trinità, con accanto la Vergine Maria ed una nutrita schiera di Santi e Sante, a simboleggiare anche il dono dello Spirito Santo alla Chiesa orante. Il primo ordine del Polittico è occupato, nel riquadro centrale, dalla Deposizione del Cristo dalla Croce, dipinto di straordinaria forza evocativa del dolore mistico, “…con il corpo di Cristo incavato e reso in magrezza in un contesto scenico incline all’austerità contemplativa”. Questa scena centrale è affiancata a destra da un pannello raffigurante San Giovanni Battista; a sinistra, invece, San Cataldo, in abiti vescovili. Lo stile dello Stabile si coglie inconfondibile nel segno greve e insistito, nell’uso di colori freddi e stridenti, nella soluzione delle forme del viso, e le scene raffigurate fanno parte di un programma iconografico ben preciso, con tematiche religiose corrispondenti ai dettami della Controriforma. Il Polittico – che per lungo tempo, prima della costruzione del trono della Madonna dei Miracoli, era stato collocato in fondo all’area absidale, al di sopra del coro ligneo seicentesco – è stato restaurato all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, a cura della Sovrintendenza alle Belle Arti della Basilicata: durante le operazioni di restauro, il supporto ligneo in pioppo è stato ripulito e disinfestato e le fessurazioni lungo le assi di congiunzione del legno sono state risanate mediante l’inserimento di cunei lignei. La pulitura ha permesso, altresì, di recuperare l’originaria freschezza cromatica dell’opera, reintegrando lacune ed abrasioni, e consentendo di evidenziare la scritta e la datazione poste alla base del Polittico: “PII VIRI T.T. F.F. 1569”, che sciolta potrebbe leggersi, secondo la più plausibile delle interpretazioni: “PII VIRI TRAMUTULENSES FIERI FECERUNT 1569”.
Ma la Chiesa della Santissima Trinità è molto più nota e cara ai Tramutolesi come “Chiesa della Madonna dei Miracoli”, dal momento che, dal lontano Maggio del 1853, questo antico e glorioso Tempio custodisce la veneratissima e prodigiosa Effigie della “Madonna dei Miracoli”, o “della Fiamma Viva” o “della Pioggia Prodigiosa”, Celeste Regina e Patrona di Tramutola,che si rese protagonista degli straordinari eventi di Grazia soprannaturale e di speciale benevolenza attraverso i quali la Divina Provvidenza, per la premurosa mediazione di Maria, si degnò di beneficiare questo lembo di terra, segnando in maniera indelebile la storia del Popolo Tramutolese.

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